Ci sono stati due partiti socialisti, molto diversi tra loro.
Il primo è quello nel quale sono cresciuto, e che mi piaceva molto nel suo essere equidistante tra lo schifo della politica democristiana e gli eccessi degli amici figiciotti. Era quello delle nottate in sezione ad aspettare i risultati elettorali per vedere se avevamo recuperato lo 0,1%, delle sere in giro per la città ad attaccare i manifesti ironici su Fanfaneve e i sette nani o quelli monocromatici che indivano i comizi. Era quello delle Feste dell’Avanti, nelle quali servivo con il fazzoletto rosso al collo, portando ai tavoli i muscoli ripieni e i testaroli al pesto, le televisioni accese sulle partite dei mondiali, i tappi per vincere le piante, le serate di ballo.
Poi è arrivato Craxi e il Partito Socialista si è scoperto, di colpo, importante, moderno, riformista, giovane, furbo.
Ha imposto la sua presenza nella politica, molto ottenendo un maggior numero di poltrone, poco imponendo le proprie idee. Ha inventato un modo di fare politica nuovo, con i simboli riconoscibili (ovunque il garofano), i gadget, i testimonial famosi, le convention, il culto della personalità. Ha estromesso con violenza ogni idea diversa.
E soprattutto ha smontato, pezzo per pezzo, l’idea socialista trasformandola in un riformismo di facciata che mascherava una realpolitik per la quale si chiedeva al popolo della sinistra di lasciare le sue radici, di vendersi per il bene del paese.
Di questo periodo ricordo il giorno del referendum sull’abolizione della contingenza. Ricordo una vignetta che circolava con Berlinguer impegnato in un amplesso con Almirante, essendo i due i soli rimasti a difendere il meccanismo di recupero dell’inflazione, tanto folle quanto indispensabile quando la stessa viaggiava verso il venti per cento.
Ricordo Craxi che richiama i poveracci a votare per l’abolizione della contingenza e ricordo i poveracci che gli danno retta, perchè i tempi stanno cambiando, dobbiamo essere tutti moderni come i gadget garofanati.
Ecco, se dovessi individuare l’inizio di quello che stiamo vivendo oggi, il disfacimento della sinistra, l’infinito berlusconismo, lo metterei in quel giorno in cui mio padre, che era così tanto di sinistra, mi disse che bisognava mettersi nei panni dei padroni per salvare l’Italia.
Questo non lo perdonerò mai a Craxi. Altro che le tangenti.
Qualcuno era socialista
14 gennaio 2010 di chiagia
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Ringraziamenti dalla memoria di mio nonno, socialista che a nominargli Craxi gli mandavi di traverso colazione, pranzo e cena già da prima di Tangentopoli.